Nov 13 2008

Giornata mondiale dell’alimentazione 2008

Il giorno 11 novembre siamo stati al Ministero dell’Ambiente con la terza Bea, invitati da Educarsialfuturo, il progetto E.N.E.A. a cui aderiamo da anni.

Avevamo appena finito di ascoltare gli interventi di due ricercatori E.N.E.A. (“Nuovi saperi per un’educazione orientata al futuro sostenibile” e “La fame e la sete: una sfida per il pianeta”) che l’intervento del Direttore Generale per la salvaguardia ambientale (ing. B Agricola) gela la sala, gremita di studenti piuttosto perplessi.

Le parole del direttore infatti sconfessano gli interventi dei relatori che lo avevano preceduto (tra le chicche il vetusto cliché del ciclo di vita dei pannelli FV non ammortizzabile dalla produzione ventennale, la non gratuità dell’energia solare, il buco dell’ozono desaparecito etc…). e la cosa non è affatto sfuggita ai ragazzi delle varie scuole presenti, che attendevano pazientemente il dibattito per chiedere chiarimenti.

Dibattito purtroppo tagliato per questioni di tempo (sigh) e chiarimenti che dovremo dare noi insegnanti nel chiuso delle nostre classi.

Resta comunque intatta la valenza informativa e propositiva dell’incontro che tutti noi useremo sicuramente per riaffrontare alcune delle tematiche proposte.

Per quanto riguarda l’intervento dell’Ing. De Paoli rileviamo delle ambiguità quando si parla di sviluppo sostenibile;  a volte infatti sembra che ci si riferisca alla sostenibilità dello sviluppo (visione biocentrica) altre che si utilizzi la visione antropocentrica dello sviluppo sostenibile.

Abbiamo accennato alla distinzione in altro post, riprendendo alcune slide presentate nel nostro corso Energia/Ambiente.

Anche la bellissima slide con le centrali solari a concentrazione (quelle modello Rubbia) dislocate nei deserti africani che si appoggiano su una potente (e costosa) infrastruttura di rete per far arrivare l’elettricità nella vecchia Europa lascia trasparire una visione decisamente antropocentrica dello sviluppo (e pure un tantino Eurocentrica!).
Se l’obiettivo è di far rilevare ai ragazzi la potenzialità del solare nelle sue varie forme e la disponibilità di aree desertiche altrimenti inutilizzabili, questa slide lascia trasparire un forte pericolo riproponendo acriticamente un sistema di produzione e distribuzione dell’energia concentrato nelle solite, solide e note mani multinazionali.
E’ infatti parecchio stridente il contrasto tra l’affermazione di voler aiutare il sud del mondo a “svilupparsi sostenibilmente” ed il messaggio trasmesso da questa slide che ripropone la visione eurocentrica dello sfruttamento del sud del mondo (produzione) per le necessità del nord (NOI!), utilizzatore tecnologicamente progredito e sprecone.

Migliorare (focalizzare) la comunicazione che si intende veicolare ai giovani ed evitare le incongruenze che loro notano e commentano subito è possibile.

Personalmente avrei ampliato la slide estendendo la rete elettrica anche verso il sud dell’africa (vogliamo aiutarli a svilupparsi energeticamente o no?) e ne avrei messa una successiva ad illustrare l’alternativa non prioritariamente “industriale”: quella della produzione decentrata e locale, disponibile direttamente per le comunità e le loro esigenze locali.

Su questa avrei innestato anche il discorso della ricerca sulle nuove reti elettriche intelligenti (smart grid) necessarie a passare da un sistema centrato sulle mega-centrali, ad uno basato sulla produzione distribuita e diffusa, maggiormente centrata su piccoli produttori (caseggiati, case singole, condomini, quartieri) che autoproducono e condividono le eccedenze.

Ci sono vari articoli in proposito anche su Le Scienze (marzo 2008, speciale energia di novembre 2006) e l’esempio di una cittadina tedesca (1,)  che si è comprata la rete di distribuzione elettrica di un fornitore locale e si gestisce l’elettricità autoprodotta dai singoli cittadini.

Credo che bisognerebbe dare ai nostri giovani anche la possibilità di uscire dagli schemi attuali, proporre un altro modello (1, 2, 3, ), altrimenti l’unica cosa che vedranno sarà la riproposizione dei nostri sistemi economico/energetici, sbagliati ed insostenibili, per i PVS ed il sud del mondo.
E giustamente a questo punto sarà difficile che uno di loro si senta predisposto a rinunciare ai propri “giocattoli tecnologici” sviluppisti per far spazio alla crescita di una persona cinese, indiana o peggio (perchè parte ancora più svantaggiato rispetto alla “Cindia”) africana.

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