Pochi post sotto abbiamo parlato del progetto Archimede, messo a punto da Rubbia, che ora l’Enea tenta di sviluppare autonomamente.
Il discorso sulla reale bontà del progetto sta suscitando un dibattito che vale la pena seguire su Aspo Italia.
Oltre gli aspetti puramente tecnologici degli articoli possiamo evidenziare alcuni problemi che già circolavano negli ambienti più eco-sensibili:
- la contrapposizione tra produzione centralizzata+trasporto e produzione decentralizzata
- la distorsione del mercato operata comunque dagli incentivi
- la carenza di informazione non viziate da intenti di parte.
Chi scrive non nasconde la propria preferenza verso un modello di auto-produzione integrato, ove necessario, da centrali di medio taglio e da un investimento reale nelle tecnologie e nella cultura del risparmio energetico (compresa la riduzione dei consumi superflui).
Certo l’idea delle megacentrali solari nei deserti nordafricani, per quanto non possa valutare la reale portata economica dovuta all’eventuale esportazione delle tecnologie, mi convince poco come sistema per affrancarsi dalla dipendenza energetica: passeremmo da quella da fonti fossili a quella elettrica di importazione.
Senza contare appunto le grandi distanze da affrontare per il trasferimento di questa elettricità, le perdite e gli inquinamenti ambientali dovuti agli elettrodotti ad altissima tensione.
Resto convinto che il percorso che dovremmo veramente incentivare (come scelta politica) sia quello dell’ottimizzazione energetica prima, dell’autoproduzione poi. Ovviamente non credo che produzioni industriali ad alta intensità energetica possano accontentarsi della centrale solare “in house” ma a quel punto avremmo già tagliato una grande percentuale dei nostri consumi.
Insomma, la soluzione non è unica ma integrata; quello che possiamo fare noi, uomini della strada, è eliminare gli sprechi, contenere i consumi e produrre in loco da fonti rinnovabili il massimo dell’energia che è possibile ottenere.
E fare pressione affinchè questa sia la strada.