Mag 26 2012

Il ciclo dei rifiuti

Category: ECOLOGIA,Energia-Ambiente,Inquinamento,Natura,RifiutiMarcoP @ 10:47 am

Uno dei percorsi di approfondimento del programma di terzo anno di Energia-Ambiente ha visto i ragazzi della 3A affrontare il ciclo dei rifiuti.

Problema immenso o, se correttamente affrontato, fattore di innesco di una economia del riciclo economicamente non indifferente e di miglioramento della salvaguardia ambientale.

La  presentazione  è stata curata da Silvio e Valerio, 3A a.s. 2011-12, sotto la supervisione della prof.ssa B. Pellegrini.

 

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Mar 06 2010

Ripubblicizzare l’acqua.

Category: DECRESCITA,ECOLOGIA,Natura,SegnalazioniMarcoP @ 7:00 am

Manifestazione nazionale, Roma 20 marzo 2010

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Lug 31 2009

Stacca le spine!

Stai andando in ferie?

Fai una cosa giusta: stacca le spine, risparmi tu, respira l’ambiente!

😉

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Giu 07 2009

HOME!

Category: 3BEA,ECOLOGIA,Inquinamento,Natura,SegnalazioniMarcoP @ 11:23 am

Oggi vi offro un film.

Il film ci fa vedere la nostra casa (la terra, appunto) vista dall’alto con in evidenza l’impatto dell’uomo sul pianeta.

Questo il trailer

Qui potrete trovare il film completo (1h33′), purtroppo ancora non sottotitolato in italiano (la versione doppiata sarà in tv).

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Feb 15 2009

Eco-Concorso 2009: ultime ore per votare!

Logo Eco-concorso Ricordiamo che alle 24.00 del 15 febbraio le votazioni saranno chiuse.

Tutti i commenti successivi non saranno quindi approvati.

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Feb 08 2009

Eco-Concorso: i lavori dei partecipanti – 1

Logo Eco-concorsoCome anticipato nel post di lancio del concorso iniziamo la presentazione dei lavori inviati dai concorrenti.

Il primo prodotto è della classe seconda D dell’IPSSAR Torcarbone di Roma, è visionabile convertito in Pdf e potete votarlo direttamente aggiungendo un commento a questo post (richiede obbligatoriamente di lasciare una casella mail, che non verrà comunque visualizzata nel commento).

Buona visione!
😉

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Nov 29 2008

L’ecologia ci salverà?

Il numero dell’Espresso attualmente in edicola contiene uno speciale su ecologia e rinnovabili. Anche senza correre in edicola consiglio l’attenta lettura dell’articolo online  “Giardino Europa“.

Cosa si evidenzia, di interessante per noi, in questo articolo?
Vediamo insieme di puntualizzarne i contenuti:

  • La comunità Europea punta fortemente sulle rinnovabili (l’Italia attualmente no)
  • “… nel 2007 il 19,8 per cento dell’energia elettrica consumata nel Paese iberico veniva dai parchi eolici. Con questa cifra l’anno scorso, in Spagna, il vento ha superato l’atomo. “Le energie rinnovabili possono contribuire da subito alla lotta al cambiamento climatico, mentre per il nucleare ci vogliono almeno 10-15 anni e investimenti estremamente più alti per costruire una centrale”, spiega una fonte della Commissione europea.”

    A differenza di quanto vogliono farci credere qui, la lotta al cambiamento climatico è possibile ora con le tecnologie di cui disponiamo largamente e soprattutto lavorando localmente.

    Infatti:

  • Gli investimenti in energie “verdi” restano sul posto e creano lavoro
  • Ma l’energia verde non è solo competitiva con l’atomo, lo è in generale. “È molto semplice”, spiega un’altra fonte dell’esecutivo comunitario, “se costruiamo un gasdotto diamo il denaro direttamente alla Russia, all’Algeria, all’Arabia Saudita, se costruiamo un parco eolico gli investimenti restano in Spagna, Danimarca e in Germania”. Paesi non citati a caso, sono i primi tre nello sfruttare il vento in Europa.”

    Anche dal punto di vista economico, pur non essendo grandi opere, viene rilevata la forte positività di un’economia “verde” ed in tempi di palese recessione non è poco.

    Un secondo vantaggio viene dalle dimensioni delle imprese coinvolte nelle rinnovabili:

    • La gestione della “rivoluzione verde” è in mano a piccole e medie imprese

    “A gestire questa rivoluzione verde sono una serie di piccole e medie imprese, le prime sorte in Germania e Svizzera negli anni Settanta ed Ottanta per rispettare gli obiettivi sulla decontaminazione e sul trattamento dei rifiuti. Da lì, l’attenzione è passata sulle rinnovabili grazie all’impulso dato a questo settore ancora dai governi di questi due paesi, poi dagli scandinavi, quindi dalla Spagna e ora da Francia e Regno Unito. Noi mangiamo la polvere. “L’Italia”, spiega Ferran Tarradellas, portavoce del commissario all’Energia Andris Piebalgs, “ha un potenziale enorme che non viene sfruttato. Potrebbe creare industria e occupazione in un settore destinato a generare una domanda fortissima nei prossimi anni”.

    Dove lo Stato è in grado di incentivare veramente l’innovazione le imprese (quelle vere, non i colossi immobili) si ingegnano a creare mercato e lavoro.

    I vantaggi?

    “… già adesso non sono comunque pochi. Secondo uno studio pubblicato a luglio dal ministero dell’Ambiente tedesco, per ogni euro investito nelle energie rinnovabili si risparmiano 1,6 euro in importazioni di gas o petrolio e in danni causati all’ambiente. E oltretutto gli euro investiti nel verde creano posti di lavoro…”

    Ma, come fanno notare quelli del Consiglio Europeo Energie rinnovabili (l’associazione di categoria) in realtà la lotta è tra la struttura industriale “antica” (l’attuale Confindustria) ed una nuova, più snella e veloce nel vedere il mercato nell’innovazione verde.

    “Per Turmes il futuro è chiaramente verde. “L’intero comparto dell’ecotecnologia”, sostiene, “può creare 3-5 milioni di posti di lavoro da qui al 2020, sfruttando il volano degli investimenti pubblici”.”

    Si tratta ovviamente di crederci (nell’eco-tecnologia) e di volere effettivamente traghettare il paese in un futuro eco-compatibile e più vivibile.

    Anche perchè di lavoro ce ne sarebbe da fare, infatti entrambe le filiere (solare ed eolica) qui da noi non sono complete mancando proprio chi produce le celle ed i generatori eolici…

    “Grandi attese. Peccato che di quei 75 miliardi di investimenti, molti potrebbero volare all’estero. Entrambe le filiere industriali, sia per l’eolico che per il solare, da noi sono monche. A monte, manca chi produce pale e celle, ossia gli strumenti per raccogliere vento e sole. L’Italia non ha un’industria di pale eoliche: l’89 per cento del mercato è dominato dalla danese Vestas, dalla spagnola Gamesa e dalla tedesca Enercon. Le imprese che producono celle, invece, dalle nostre parti si contano sulle dita di una mano: Eni, Solsonica, XGroup, Helios Technology più l’ultima arrivata, Omniasolar. La loro quota del nostro mercato è minima, appena il 10-15 per cento. Pigmei, rispetto alla berlinese Q-Cells o alla Sharp. Poche di più quelle che producono i pannelli: secondo il Gruppo imprese fotovoltaiche italiane, una ventina (incluse le suddette cinque).

    In questa situazione gli incentivi offerti dall’Italia per il solare (i più allettanti d’Europa) fanno di noi un appetibile terra di conquista.”

    ..ci sarebbe posto quindi anche per la grande industria, volendo.

    Questione di scelte insomma, quelle che da noi pare nessuno voglia prendersi la responsabilità di prendere.
    Noi qui all’I.T.I.S. “Einstein”, nel nostro piccolo con il perfezionamento Energetico-Ambientale, l’abbiamo fatto.
    E le previsioni al 2020 sembrerebbero darci ragione…

    😉

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    Ott 17 2008

    Ambiente vs economia

    Category: 3BEA,ECOLOGIA,Natura,Progetto Educarsi al futuroMarcoP @ 9:31 am

    Vi invito alla lettura del post su blogeko relativo alle recenti posizioni del ministro dell’ambiente.

    Come dicevamo giusto ieri in classe con la 3Bea, commentando le slide della nostra lezione su “sviluppo sostenibile – sostenibilità dello sviluppo“, la posizione del ministro (che dovrebbe partire da una visione biocentrica) è fortemente sbilanciata versa il predominio dell’economia sull’ambiente: l’ambiente si può preservare se e solo se non danneggia l’economia (visione antropocentrica).

    Posizione quantomeno miope, visto che alla fine la capacità di rigenerazione dell’ambiente non è infinita e non esiste nessuna tecnologia in grado di ricreare un ecosistema vitale.

    Notate anche che nell’articolo si fa riferimento al rapporto Stern (quello commissionato dal governo britannico) che evidenziava la necessità di investire ora l’1-2% del Pil mondiale per contenere l’effetto serra e non rischiare di perdere un 20% del Pil stesso in futuro.

    Ne parlavamo qui già nel lontano 2006:

    Il rapporto affronta la questione da un punto di vista economico sottolineando la necessità di investire da subito l’1% del PIL globale; ritardare gli interventi di taglio delle emissioni di gas serra comporterebbe una spesa oscillante tra il 5% ed il 20% del Pil globale, con un impatto sull’economia mondiale peggiore della crisi del 1929.

    Voi cosa ne pensate?

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    Set 29 2008

    La scelta del biocentrismo

    A quando una legge simile nella nostra civile Europa?

    In Ecuador ci provano:

    Un esperimento giuridico inusitato, un salto nel futuro: la scelta del biocentrismo per la sopravvivenza del pianeta. L’Ecuador sarà il primo paese al mondo ad avere una legge che garantisce ai fiumi, alle foreste, all’aria veri diritti legali. Se gli ecuadoriani domenica voteranno in favore della Nuova Costituzione, entrerà in vigore nel paese una legge già approvata che appunto cambierà lo status legale della natura da semplice oggetto di proprietà – privata o pubblica – a entità che ha diritti.
    La legge recita così:
    «Le comunità naturali e gli ecosistemi hanno il diritto inalienabile di esistere e di evolvere, in Ecuador. I loro diritti saranno auto-esecutivi, e metterli in essere sarà dovere di tutte le istituzioni, di tutte le comunità umane e di tutte le persone».

    Continua a leggere”La scelta del biocentrismo”

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    Set 22 2008

    Earth Overshoot day 2008!

    Il 23 settembre è l’Earth Overshoot day:
    il giorno in cui il nostro consumo di risorse naturali sorpassa la produzione naturale annua della Terra.

    Il 23 settembre – secondo i calcoli del Global Footprint Network, una associazione di ricerca che misura quante risorse naturali abbiamo, quante ne usiamo, e chi le usa – l’umanità avrà completamente utilizzato tutte le risorse rinnovabili che la natura ci può fornire nel 2008.

    Proprio come ogni azienda, il nostro Pianeta ha un bilancio annuale secondo il quale produce un certo quantitativo di risorse ed è in grado di assorbire un certo quantitativo di rifiuti. Il problema è che la richiesta di risorse e servizi da parte dell’umanità eccede le capacità della Terra. Fin dal 1980, l’umanità è nella condizione di sovraconsumo (Overshoot), poiché usa le risorse naturali più velocemente di quanto possano essere rigenerate e immette carbonio nell’atmosfera più velocemente di quanto possa essere riassorbito.

    Secondo il Global Footprint Network stiamo impiegando a livello globale la capacità biologica di 1,4 pianeti, ma, ovviamente, ne abbiamo solo uno a disposizione. Il risultato è che le nostre riserve – come gli alberi e i pesci – continuano ad assottigliarsi e i nostri rifiuti – in primis l’anidride carbonica – continuano ad accumularsi.

    In un paese densamente popolato come l’Italia – dice Roberto Brambilla del Gruppo impronta di Rete Lilliput – l’impronta ecologica dovrebbe far capire quanto è importante rilanciare una agricoltura a basso impatto grazie alle filiere corte e ai metodi biologici e quanto sia urgente incentivare il risparmio energetico, il riciclaggio dei rifiuti e l’uso delle energie rinnovabili per far diminuire la dipendenza dall’energia fossile inquinante e in via di esaurimento. Tutte iniziative che si tradurrebbero in enormi risparmi per le famiglie italiane.

    Ogni anno, il Global Footprint Network calcola l’Impronta Ecologica dell’umanità (ovvero la sua necessità di campi, pascoli, foreste, aree di pesca e spazio per infrastrutture), e la confronta con la biocapacità globale (ovvero la capacità degli ecosistemi appena citati di produrre risorse e assorbire rifiuti). L’Impronta Ecologica può quindi essere utilizzata per determinare la data esatta in cui la comunità globale inizia a vivere oltre i mezzi che il pianeta produce ogni anno.

    “Da adesso fino alla fine dell’anno noi attingeremo dalle nostre riserve ecologiche, chiedendo un prestito al futuro” dice il Mathis Wackernagel, Direttore Esecutivo del Global Footprint Network. “Questo può andare avanti per un breve periodo, ma fondamentalmente tutto ciò porta ad un accumulo di rifiuti e all’esaurimento delle reali risorse da cui dipende l’economia umana”.

    Il sovraccarico ecologico è alla radice di molti dei più urgenti problemi ambientali che dobbiamo fronteggiare oggi: il cambiamento climatico, la diminuzione di biodiversità, la riduzione delle foreste, il collasso della pesca e l’attuale crisi alimentare globale.

    L’ Earth Overshoot Day ogni anno arriva sempre più presto a causa della crescita dei consumi umani.

    Il Primo Earth Overshoot Day fu il 31 dicembre 1986. Dieci anni più tardi, a causa di un consumo annuale maggiore del 15% rispetto alla capacità di produzione del pianeta, L’ Earth Overshoot Day cadeva in novembre. Quest’anno, a più di due decenni dal primo Overshoot la fatidica giornata cade il 23 settembre e il nostro livello di sovraconsumo è maggiore del 40% di quanto la Terra riesce a produrre annualmente.

    Il Global Footprint Network e i suoi partners internazionali sono concentrati sulla soluzione di questo problema, lavorando con i leader dei governi e delle aziende affinché nei processi decisionali tengano nella massima considerazione i limiti ecologici.

    I cittadini possono determinare la loro impronta ecologica e imparare come ridurla su www.footprintnetwork.org. Essi potrebbero avere un impatto molto maggiore se cercassero di spingere i governi e i leader a creare comunità a basso impatto grazie ad una intelligente pianificazione delle infrastrutture e alle migliori tecnologie verdi a disposizione.

    Grazie ad un forte impegno internazionale per scongiurare queste dinamiche, l’Earth Overshoot Day potrebbe diventare storia e non più una notizia.

    Via Gruppo impronta ecologica della Rete di Lilliput

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